di Edoardo Calcagno
Un nuovo controverso scandalo colpisce la chiesa cattolica in Africa. Teatro dello scontro questa volta è l’Eritrea dove la autorità locali hanno chiuso alcuni centri sanitari gestiti da vari ordini ecclesiastici: una scelta estrema che arriva dopo mesi se non anni di tensione. La chiusura dei centri ospedalieri è figlia di una scelta ben precisa. Il Governo eritreo, che già dà assistenza medica gratuita a tutta la popolazione, da sempre tutela con forza la laicità dello stato che si estrinseca in un chiaro rapporto di reciproca indipendenza. Lo stato eritreo non interferisce nelle questioni religiose, siano esse cattoliche o musulmane o di altra fede, ma pretende che le autorità religiose non interferiscano nella vita politica e amministrativa della collettività. Insomma l’Eritrea è uno stato estremamente attento alla propria indipendenza e refrattario alle ingerenze esterne di qualsiasi genere. Una laicità dichiarata che da sempre porta il governo di Asmara a respingere le invasioni di campo che di tanto in tanto si manifestano sia nelle strutture mediche cattoliche che nelle madrasse islamiche. Un atteggiamento d’intransigenza a difesa della laicità dello stato che nel corso degli anni ha creato all’Eritrea più di una tensione anche a livello internazionale. In questo caso però le cose si sono ulteriormente complicate. Da quanto riferiscono più fonti locali, i soldi che dall’estero piovevano sui diversi istituti cattolici presenti ad Asmara venivano infatti destinati oltre che alla sanità anche a finalità diverse. In alcuni casi – rivelano alcune fonti – finivano direttamente nelle mani dei gestori degli ospedali o dei loro familiari che li utilizzavano per scopi assolutamente personali. Insomma il classico caso di malversazione se non di appropriazione indebita. A queste si sono sommate poi attività “culturali” che alcuni di questi gestori hanno portato avanti e che poco hanno a che fare con la sanità e molto con la politica. E questa è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso e ha portato le autorità eritree ad assumere una decisione estrema come la chiusura e la confisca delle strutture. Naturalmente fortissima è stata la presa di posizione del mondo cattolico che ha protestato contro questo provvedimento tacciandolo come un gesto arbitrario ed immotivato. Tuttavia da Asmara, ricordano che le unità chiuse hanno un impatto irrisorio rispetto alle reali necessità sanitarie della popolazione e soprattutto sottolineano come dal lontano 1995 in Eritrea vige una legge che prevede che tutte le strutture mediche ed ospedaliere debbano passare sotto il controllo e la gestione pubblica. Insomma al di là delle inevitabili polemiche è evidente che in queste strutture finanziate in modo non troppo chiaro dall’estero vi fosse qualcosa di inaccettabile per il Governo di Asmara.