In occasione della pubblicazione del report Global Strategy curato da S&, parte del network PwC, abbiamo colto l’occasione per incontrare l’AD di Enel, per commentare insieme i risultati del report. Lo studio (S& Power Strategies), che mette a confronto le 40 top Utilities mondiali, ha consacrato Enel come l’azienda più innovativa al mondo nel settore delle Utilities e tra i top player a livello globale.

Proprio in occasione della predisposizione di questo report, avevamo incontrato qualche mese fa l’Ingegner Starace, per rivolgergli alcune domande sulla strategia del Gruppo e metterla al confronto con il punto di vista di altri 3 CEO di altrettante Utilities globali.

Alla nuova intervista hanno preso parte i partner di PwC: Alessandro Grandinetti, Energy Leader per l’EMEA, Giovanni Poggio, Global Relationship Partner di Enel e Marco Bianchet, EU&R Consulting Leader per l’Italia.

Il focus dell’intervista si è rivolto alla nuova arena competitiva nell’ambito del processo di trasformazione in corso nel settore, al processo di digitalizzazione e trasformazione delle Utilities e alla cyber security. Di seguito un estratto:

Giovanni Poggio

Nel mondo delle Utilities stanno approdando competitor provenienti da altri settori. Da una parte le aziende Oil & Gas sembrano considerare sempre più attraente il settore delle Utilities, dall’altra l’interesse suscitato nei c.d. FAANGs potrebbe destare qualche preoccupazione. Quale è il tuo punto di vista?

Francesco Starace

Noi abbiamo sempre pensato che la competizione più importante nel nostro settore sia tra i vari vettori energetici, che l’elettricità abbia dei grandi vantaggi e che quindi prima o poi vincerà questa battaglia competitiva.

Come rileva anche l’IEA, la domanda elettrica nel mondo cresce a un ritmo tale che per noi non è preoccupante il fatto che qualche società del settore Oil & Gas si occupi, come noi, di realizzare le infrastrutture necessarie a servire questa domanda. Tuttavia, le società Oil & Gas sono abituate a lavorare su profili di rischio molto elevati e ritorni congruenti. I loro azionisti si aspettano ritorni del 20-30% e probabilmente non saranno interessati a investire di fronte a previsioni di rendimento inferiori al 10%, sebbene ad un rischio relativamente basso. L’eventuale cambiamento di strategia deve quindi transitare da un allineamento tra la base azionaria e la gestione dell’azienda.

Inoltre, la pressione sulle tematiche ambientali che orienta i board delle aziende Oil & Gas europee verso strategie che prevedono l’ingresso nel settore delle Utilities attraverso investimenti in fonti rinnovabili non è un fenomeno globale, come dimostra la focalizzazione sui business legacy da parte delle società O&G americane.

Una riflessione diversa meritano i FAANGs, che sono abituati a ritorni ancora maggiori, rischi ridotti, competizione limitata e scarsa regolamentazione. Questi player entrano nell’arena competitiva delle Utilities perché sono interessati ai dati più che al business di per sé e quindi non avranno bisogno di investire in questo settore per raggiungere il loro scopo.


Alessandro Grandinetti

E allora si può vedere più come un’opportunità per Enel di andare verso questi mondi, per accrescere le proprie capability, competenze e per accelerare il suo processo di digitalizzazione? Più in generale, dove si trova Enel oggi rispetto al processo di utilizzo dei dati?

Francesco Starace

Enel è molto attiva da questo punto di vista anche grazie al completamento, avvenuto lo scorso 18 aprile, del nostro processo di migrazione di tutte le applicazioni aziendali su cloud, obiettivo che ci eravamo posti 3/4 anni fa all’inizio di questo percorso.

Il grande scoglio della digitalizzazione aziendale è infatti la legacy infrastrutturale e informatica. Quando non è su cloud, i vincoli imposti da quella legacy tendono a frustrare i tentativi di digitalizzazione profonda.

Per noi adesso, grazie al passaggio al 100% su cloud, data analytics e advanced analytics possono operare nella condizione migliore possibile. Quindi possiamo affermare che, grazie alla digitalizzazione, ci sono orizzonti colossali di miglioramento e che ci stiamo muovendo verso lo scardinamento di alcuni vincoli profondi che caratterizzavano il modo di vendere e di interagire con i clienti. Il nostro approccio diventa predittivo, non più semplicemente analitico.

 

Alessandro Grandinetti

E di conseguenza potrai profilare bene, anche dal punto di vista formale, la tua interlocuzione col cliente. Questo ci porta al secondo tema legato alla digital disruption: quando potrete affermare di aver completato il processo di digitalizzazione?

Francesco Starace

Dobbiamo distinguere due mondi di dati: uno comprende i dati personali dei clienti, l’altro i dati relativi alle macchine. A differenza dei dati personali, quelli legati alle macchine non sono sottoposti a restrizioni normative ed è per questo che abbiamo dato priorità a questi ultimi. Per quanto riguarda gli asset di generazione, l’attività è abbastanza avanzata: stiamo installando sensori su tutti gli impianti che ci forniscono moltissime informazioni e spunti per innovare modalità di gestione delle centrali che erano consolidate da decenni.

Si tratta di scoperte importanti, non solo legate alla manutenzione predittiva. Un importante traguardo è stato, ad esempio, la possibilità di conseguire in maniera analitica un incremento di performance per ciascuna delle componenti di un impianto di generazione attraverso l’analisi dei dati, cosa che prima era possibile in parte solo attraverso l’osservazione empirica ex-post dei processi produttivi.

Questo si traduce nell’incremento del valore complessivo dell’asset, in quanto l’impianto può essere ricalibrato per ottenere rendimenti migliori. In altre parole, i dati non aiutano solo a prevedere quando l’impianto sta per rompersi, ma anche a migliorarne le caratteristiche tecniche. E questo rappresenta una pura generazione di valore. Anche in merito alla digitalizzazione delle reti siamo in una fase molto avanzata perché siamo stati fra i primi a partire. Si tratta di un processo che avviene, d’accordo con i vari regolatori, secondo logiche comuni in ognuna delle reti che entrano a far parte del nostro Gruppo, perché in questo modo creiamo valore.

Per quanto riguarda invece il mondo dei dati personali, stiamo cominciando adesso, anche per dare il tempo ai regolatori dei Paesi in cui operiamo di definire quadri normativi certi per questo ambito. Questo processo di digitalizzazione lato cliente, che dovrebbe terminare entro il 2021/22, abiliterà funzionalità ad oggi inesistenti.


Marco Bianchet

Questo ci porta al mondo della cyber security: come vedi Enel in questo ambito? Dove credi che possa cambiare o migliorare?

Francesco Starace

Credo che nessuna azienda nel nostro settore possa ritenersi sicura al cento per cento perché è complesso stare al passo con tutte le innovazioni tecnologiche e con le loro ricadute in termini di sicurezza informatica. Per questo abbiamo scelto di migrare dati ed applicativi su cloud, mettendoli nelle mani di aziende che come principale obiettivo hanno la loro gestione e difesa. Benché con la migrazione abbiamo guadagnato in sicurezza, sappiamo che non siamo ancora immuni da rischi. Quindi abbiamo creato il Cyber Emergency Readiness Team (CERT), una struttura che ci permette di osservare in tempo reale quello che succede in termini di attacchi informatici nel mondo sia dentro che fuori i nostri confini aziendali, generando un flusso di informazioni prezioso per gestire, o in alcuni casi addirittura anticipare ed evitare, possibili minacce.

In secondo luogo, abbiamo messo in piedi un sistema di sonde, che permette di osservare il comportamento anomalo delle nostre applicazioni, perché in realtà le problematiche di Cyber Security si cominciano a manifestare già al livello delle applicazioni elementari. Il comportamento anomalo di una di esse non implica necessariamente un attacco informatico in corso, ma ne è un buon segnale precursore che ci consente di intervenire per ridurre il rischio di attacchi futuri.

Inoltre riteniamo fondamentale la costruzione di un network fra aziende, organizzazioni private e pubbliche con lo scopo di condividere in tempo reale informazioni su qualunque attacco informatico subito o riscontrato, in modo da dare agli altri membri tempo prezioso per attrezzarsi.

La sicurezza informatica è molto simile al meccanismo di difesa immunitaria: abbiamo tutti nel nostro organismo virus e bacilli che vivono in simbiosi con noi, a volte addirittura sono funzionali alla nostra salute, ed è inutile, se non dannoso, tentare di cancellarli dal nostro organismo. Quello che è importante è tenerli in attività controllata. Non si tratta di cyber defense, ma di cyber surveillance.

Purtroppo, non crediamo possa esistere un sistema super blindato. Però possiamo affermare che il nostro è un sistema ben gestito e ben controllato, in cui le anomalie vengono intercettate in tempo reale in modo da limitare o ridurre a zero gli impatti.


Alessandro Grandinetti

Molti clienti si stanno muovendo per la protezione dei propri organi di governance, sempre con riferimento al tema della privacy e della cyber security. Quale è la posizione di Enel su questo?

Francesco Starace

È fondamentale. Sono dell’idea che la premessa sia adottare le giuste precauzioni, a partire da che tipo di informazioni veicolare tramite e-mail. Inoltre, se si è potenziali target di un attacco cyber, occorre comportarsi di conseguenza: per questo nel nostro Consiglio di Amministrazione l’utilizzo delle e-mail personali, ad esempio, è vietato.

courtesy PWC Italia