di Ennio Bassi
Il premier dimissionario della Francia, Sébastien Lecornu, a cui il presidente Emmanuel Macron ha dato 48 ore di tempo per trovare una soluzione alla crisi politica che attraversa il Paese, ha convocato le forze politiche a Matignon
Le dimissioni di Sébastien Lecornu, annunciate dopo 836 minuti dalla dalla presentazione della formazione del governo – un vero e proprio record assoluto- hanno precipitato la Francia in un caos politico senza precedenti. Ed Emmanuel Macron ha chiesto al premier dimissionario una missione quasi impossibile: riprovarci conducendo negoziati per giungere a una ”piattaforma di azione” comune per la ”stabilità del Paese” entro mercoledì. Lecornu ha accettato e ha convocato, come si legge in una nota, ”ciascuna delle forze politiche” a Matignon tra oggi pomeriggio e domani mattina.
Intanto non si placano le critiche al presidente. “Non lo capisco più”, ha detto Gabriel Attal, ex premier e ora leader del partito presidenziale Renaissance. Una frase che è la sintesi perfetta del clima che circonda il Macron sempre più solo e contestato, persino tra le file di chi, fino a poco tempo fa, lo sosteneva senza esitazioni. Da quando, il 9 giugno 2024, ha deciso di sciogliere l’Assemblea nazionale all’improvviso, il presidente francese sembra aver perso il contatto con la realtà politica del Paese. La mossa non ha generato alcuna stabilità, anzi: ha inaugurato una fase confusa, in cui la sua leadership appare sgretolarsi giorno dopo giorno.
L’immagine che ha fatto il giro dei social — Macron che passeggia solo sull’Île de la Cité — è diventata emblematica. Non tanto per la solitudine fisica, quanto per quella politica. All’estero resta un attore centrale della diplomazia, ma in patria il suo consenso è evaporato, e con esso la capacità di tenere insieme alleati e oppositori.
Molti, anche tra i suoi ex fedelissimi, non comprendono le sue ultime mosse. Il continuo ricambio di primi ministri — prima Michel Barnier, poi François Bayrou, quindi Sébastien Lecornu — ha lasciato l’impressione di un presidente disorientato. E la nuova lista dei ministri proposta da Lecornu, praticamente identica a quella bocciata pochi mesi fa, ha alimentato lo sconcerto.
All’Eliseo restano poche opzioni. Se Lecornu non riuscirà a ottenere una maggioranza entro domani, – dopo 27 giorni di tentativi vani – Macron «prenderà le sue responsabilità», si fa sapere dal palazzo presidenziale. Significa che potrebbe indire nuove elezioni anticipate, nella speranza di sbloccare la situazione?
Una strada anche questa che appare minata. Un nuovo successo del Rassemblement National di Le Pen è probabile, anche se forse non sufficiente a garantirle la maggioranza assoluta. Nessun altro schieramento appare pronto a governare. Il rischio? Un blocco politico cronico, in un momento in cui la Francia avrebbe bisogno di tutto fuorché di paralisi istituzionale.
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