La Lega che gridava “Roma ladrona” per poi scoprire che i ladri li aveva in casa, quella Lega che per decenni ha inveito contro i “negher” e contro i “terroni”, in questa nuova edizione salviniana tutta social e felpette ha finalmente trovato il suo candidato perfetto. Si chiama Domenico Grispino, è un neopadano fulminato sulla via di Pontida, che vanta tipiche caratteristiche leghiste: è calabrese, ha sposato una nera e si candida non nella natia Cosenza ma a Castelfranco Emilia. Potrebbe apparire come una piccola storia di convenienza personale, con il Grispino che tenta di sfruttare la notorietà derivante dall’essere il quasi ex marito della parlamentare europea ed ex ministro Cecile Kyenge. Ma così non è. Domenico Grispino è in realtà la cuspide di un ben più ampio atteggiamento leghista che, fregandosene del nord, del separatismo, di Alberto da Giussano, del Po e delle ampolle sacre, tende ad inglobare tutto e tutti pur di crescere elettoralmente. Poco importa se a sud imbarca candidati a dir poco discutibili e se nel cuore dell’Emilia candida un calabrese doc che fino a poco tempo fa sosteneva la moglie ministro del PD.

“Ho firmato per Salvini ai banchetti della Lega, entrerò in lista alle comunali di Castelfranco Emilia, sono persone perbene quelli della Lega”, ha detto orgoglioso alla Zanzara su Radio 24 Domenico Grispino. “Ci sono le elezioni comunali – ha proseguito – e metto a disposizione della Lega quello che so, le mie competenze”. Quali siano queste compentenze al momento non è dato sapere ma è pur vero che mortadella e sopressata sono pur sempre salumi. Del resto a Roma il governo dà dimostrazioni quotidiane di straordinario cerchiobottismo, assimilando e digerendo posizioni che solo ad enunciarle fanno venire il prurito alle mani di chiunque. Figuriamoci dunque se possa essere uno scandalo la candidatura di un Grispino qualsiasi.

Ed infatti Cecile Kyenge, che attende a giorni l’udienza per la separazione, dietro i consueti toni misurati sembra quasi prenderla con gioia. “Per quanto mi riguarda – ha scritto sui social l’europarlamentare PD – è proprio il caso di dire che non c’è nessuna novità rilevante, essendo questo l’ennesimo e forse neanche l’ultimo episodio di una vicenda il cui copione è già scritto e anche noto”.

“Dico che non c’è nessuna novità – ha proseguito il primo ministro nero della nostra storia repubblicana –  salvo il fatto che si stia finalmente avvicinando la data dell’udienza davanti al giudice per la fine del nostro matrimonio; udienza da me richiesta ormai mesi addietro. Ho cosi cercato da tempo di mettere un punto finale all’episodica ed indecorosa esibizione delle questioni familiari, e posso capire le fibrillazioni della vigilia dell’udienza stessa”.

La Kyenge conclude soffermandosi sull’aspetto familiare della vicenda, che è per lei fondamentale. “Le questioni politiche che mi vedono impegnata da anni, e nelle quali intende legittimamente impegnarsi pure mio marito, devono essere tenute al di fuori della cerchia familiare. Questo succede in tutte le famiglie che si impegnano nella cosa pubblica con etica e rispetto. Lo pretendo in primis per il rispetto delle nostre figlie e dei nostri rispettivi cari. Ho deciso di emettere questa piccola nota esplicativa  l’unica sull’argomento, che spero quindi venga chiuso e superato definitivamente. Continuerò la mia battaglia politica sulla stessa linea della lotta all’esclusione e alla xenofobia, promuovendo l’inclusione e la coesione sociale in Italia”.

Insomma questa candidatura di Grispino, se confermata, più che imbarazzare Kyenge, come forse avrebbero voluto i leghisti, sembra essere l’ennesima prova di questa politica di inizio millennio che è pronta a sacrificare tutto sull’altare del consenso. La tolleranza di Kyenge nei confronti di un marito che discredita la madre delle proprie figlie per i suoi cinque minuti di notorietà è la firma ad un modo di fare politica che contrappone la sobrietà al dileggio, la coerenza all’opportunismo, la difesa dei valori alla gretezza. Il voto sarà pure un’altra cosa, ma al momento, dopo la vittoria in aula sul razzista Calderoli e questa respinta del neoleghista Grispino, si può dire che Kyenge batte Lega 2 a 0.

(RED/Giut)