Immaginereste mai di alimentare la lavatrice di casa con un geranio? Ebbene sì, piante e alberi sono in grado di generare energia elettrica. Il più piccolo movimento come l’anelito del vento può far produrre alle foglie delle specie ibride cariche elettriche fino a 150 volt. È quanto scoperto dal Centro di Micro-bio Robotica (Cmbr) diretto dal 2011 dalla biologa Barbara Mazzolai, che ha ideato i primi robot-pianta con il gruppo di ricerca Plantoid. Il suo successo, tutto Made in Italy, apre fantastici scenari: intere foreste di alberi artificiali potrebbero illuminare le città con l’aiuto del vento.  Ogni foglia della nuova specie genera un’energia sufficiente ad accendere simultaneamente 100 lampadine a Led.

«Stimolando meccanicamente le foglie con plastiche morbide» spiega Mazzolai «si genera una fonte di energia elettrica che può essere incanalata attraverso elettrodi. Con l’uso della mano non riusciamo a produrre queste cariche, battendo ripetutamente la foglia naturale su un materiale artificiale otteniamo invece particelle che si propagano lungo la pianta e il loro segnale viene registrato anche nelle radici».

Il primo albero ibrido realizzato dal gruppo di ricerca del centro di Micro-bio robotica, the Black Oleander, è una pianta naturale dotata di strisce di materiale plastico. Il vento determina un effetto detto triboelettrico. Il risultato ci dona una nuova fonte di energia, in sintonia con l’ambiente e una tecnologia in cui natura e scienza collaborano alla Generazione dei Robot alla Clorofilla. All’ideazione di questo progetto ha partecipato anche il professor Stefano Mancuso, direttore del Laboratorio Internazionale di Neurobiologia Vegetale e vincitore del Premio Galileo 2018 per la letteratura scientifica con il libro “Plant revolution. Le piante hanno già inventato il nostro futuro”.

Per Mancuso le piante sono organismi costruiti su un modello differente dal nostro: «Vere e proprie reti viventi, capaci di sopravvivere a eventi catastrofici senza perdere funzionalità, esseri sociali molto più resistenti e moderni degli animali».

Le piante, inoltre, consumano pochissima energia e hanno un’architettura modulare, cellule collegate tra loro in modo razionale. La loro intelligenza, secondo Mancuso, sta dunque nella capacità di risolvere problemi, pur non essendo dotate di cervello. Sono in grado di svolgere tutte quelle operazioni che noi riassumiamo sotto il nome di intelligenza, senza la presunzione dell’uomo.

A febbraio partirà il progetto Grow Bot, coordinato sempre da Barbara Mazzolai e finalizzato alla creazione di robot in grado di percepire l’ambiente, crescere e muoversi per esplorazione, come piante rampicanti. Questi cyborg Verde-Silicio saranno utilizzati per lo studio di zone archeologiche, di aree colpite da disastri e di pianeti.

Giulia Catricalà