di Velia Iacovino

Venerdì l’esecutivo incontra i sindacati e lunedì prossimo le imprese in vista del consiglio dei ministri

 

Oggi pomeriggio, alle 15.30, i riflettori si accendono su Palazzo Chigi. Giorgia Meloni riunisce i leader della maggioranza per un vertice cruciale dedicato alla prossima legge di Bilancio, una manovra da 16 miliardi che dovrà tenere insieme rigore e consenso. Con la premier, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, chiamato a mettere ordine tra le richieste dei partiti e i limiti delle risorse disponibili. Il percorso è serrato: venerdì 10 ottobre l’esecutivo incontrerà i sindacati, mentre lunedì 13, alla vigilia del Consiglio dei ministri, sarà la volta delle imprese. In pochi giorni il governo dovrà trovare la quadra su un testo che, secondo le previsioni dell’Istat, avrà un impatto quasi neutro sul Pil, ma che definirà le priorità economiche per il 2026.

I nodi da sciogliere

Il primo capitolo è il taglio dell’Irpef, misura simbolo rivolta al ceto medio. L’ipotesi più probabile prevede la riduzione della seconda aliquota dal 35% al 33% per i redditi compresi tra 28 e 50 mila euro. Forza Italia spinge per estendere la platea fino a 60 mila euro, ma al momento Giorgetti mantiene una linea di prudenza. A finanziare l’intervento dovrebbe contribuire un prelievo straordinario sugli utili bancari, definito da Palazzo Chigi «non punitivo, ma equo».

Pensioni, si cerca la mediazione

Altro dossier caldo: l’aumento dell’età pensionabile, previsto dal 2027. Il governo punta a bloccare l’automatismo di tre mesi, ma l’operazione costerebbe oltre 3 miliardi di euro. Tra le ipotesi tecniche, una soluzione intermedia: fermare l’aumento solo per chi ha già compiuto 64 anni, con un costo dimezzato ma circa 170 mila esclusi. Sullo sfondo, l’opzione di un incremento più graduale — un mese nel 2027, due nel 2028 — che permetterebbe di contenere la spesa. ni.

Rottamazione e imprese

Sul fronte fiscale, la nuova “rottamazione” delle cartelle divide la maggioranza. La Lega insiste, ma anche da via Bellerio filtra realismo: si va verso un compromesso, con rate ridotte da 120 a 96 e un importo minimo di 50 euro per chiudere le posizioni minori. Confermata, invece, l’Ires agevolata per le imprese che reinvestono gli utili in innovazione e occupazione. Il ministro Adolfo Urso ha anticipato anche una nuova misura che sostituirà Industria 4.0 e Transizione 5.0: «un incentivo più flessibile, finanziato con fondi nazionali e libero dai vincoli europei».

Pochi margini, molte attese. La legge di Bilancio 2025-2026 sarà, nelle parole di un esponente di governo, “una manovra di responsabilità”: prudente nei numeri, ma politicamente ambiziosa. In gioco c’è la tenuta dei conti pubblici, ma anche la capacità di Meloni di tenere unita la sua maggioranza di fronte a un autunno economico che si annuncia complesso.

 

 

 

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