di Ennio Bassi

Secondo i dati Inps, il blocco delle pensioni riguarderebbe chi nel 2027 avrà maturato i contributi ma non ha ancora compiuto 64 anni

Potrebbero essere circa 170mila i lavoratori italiani che, nel 2027, si troveranno costretti a rimanere al lavoro tre mesi in più rispetto a quanto previsto, a causa dell’eventuale esclusione dal blocco dell’aumento dell’età pensionabile. A rivelarlo sono i dati sui flussi di pensionamento per età dell’Inps, incrociati con il monitoraggio delle uscite effettive. Il problema riguarda coloro che, pur avendo raggiunto i requisiti contributivi per la pensione anticipata — 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini, un anno in meno per le donne — non avranno ancora compiuto 64 anni nel 2027.

Secondo l’ipotesi attualmente in discussione, il cosiddetto “blocco dello scalino”, che congelerebbe l’aumento dell’età pensionabile legato all’aspettativa di vita, potrebbe essere applicato soltanto a chi va in pensione per vecchiaia o anticipata ma con almeno 64 anni d’età. Chi ha iniziato a lavorare presto e ha versato contributi per oltre quattro decenni, ma non ha ancora raggiunto questa soglia anagrafica, si troverebbe così penalizzato, dovendo rimanere in servizio più a lungo.

La questione solleva interrogativi sulla sostenibilità del sistema pensionistico e sull’equità nei confronti di chi ha iniziato a lavorare in giovane età. Nei prossimi mesi si attendono chiarimenti da parte del Governo e possibili correttivi nella Legge di Bilancio.

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